Quando la favola cambia punto di vista
“Tutti conosciamo la versione di Cappuccetto Rosso e nessuno conosce quella del lupo. Forse ci parlerebbe di solitudine e di orgoglio, di lune favolose e di boschi cancellati dagli uomini.” — Fabrizio Caramagna

Siamo cresciuti ascoltando favole con eroi e cattivi ben distinti. Cappuccetto Rosso era la purezza innocente, il Lupo il pericolo, l’inganno, la fame. Ma cosa succederebbe se provassimo, anche solo per un momento, a vedere la storia dal punto di vista del lupo?
Chi è davvero il lupo?
Il lupo delle fiabe è da sempre il simbolo della paura ancestrale, dell’istinto che sfugge al controllo, del selvatico che va domato. Eppure, se il lupo potesse parlare, forse non ci racconterebbe di piani malvagi, ma di solitudine antica, orgoglio ferito, e boschi che non esistono più.
Nel suo mondo, non è lui a essere il mostro. È un animale in cerca di sopravvivenza, sradicato dai suoi territori, minacciato dall'espansione umana, costretto a nascondersi tra gli alberi che restano. Ogni luna piena è un richiamo a ciò che era: libertà, branco, natura selvaggia. Una bellezza che si sta spegnendo.
Le favole che non ci raccontano
Forse il lupo non ha mai voluto mangiare nessuno. Forse era solo affamato. Non solo di carne, ma di spazio, silenzio, appartenenza. Forse la sua "cattiveria" è solo un modo per sopravvivere in un mondo che non ha più un posto per lui.
Nel nostro mondo reale, i lupi sono spesso cacciati, demonizzati, resi colpevoli di squilibri che abbiamo causato noi. Eppure sono animali sociali, leali al branco, essenziali per l'equilibrio degli ecosistemi. Senza di loro, i cervi divorano i germogli, le foreste si impoveriscono, i cicli naturali si spezzano.
Raccontare l’altra metà della storia
Raccontare la versione del lupo significa dare voce a ciò che non ha voce. Significa mettere in discussione i ruoli assegnati, capovolgere i miti, vedere con occhi nuovi la relazione tra umano e natura.
Perché forse, in fondo, Cappuccetto Rosso rappresenta proprio l’umanità moderna: innocente e inconsapevole, mentre attraversa un bosco che non capisce, e che sta scomparendo sotto i suoi passi.
Il lupo, invece, è la natura che resiste, che ulula alle stelle perché ha perso la sua casa, e che ancora spera — forse invano — di essere ascoltato.
Imparare a cambiare prospettiva
In un’epoca in cui la narrazione dominante ha separato l’essere umano dal selvatico, fermarsi ad ascoltare "la versione del lupo" è un atto rivoluzionario. È un invito alla compassione ecologica, al riconoscimento dell’altro, anche quando ha zanne e occhi gialli.
Perché ogni storia ha due lati. E a volte, la verità sta proprio dove non abbiamo mai pensato di cercarla.
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