Il 9 maggio 2025 il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il nuovo schema di decreto legislativo sui tributi locali e regionali, nell’ambito della più ampia riforma fiscale avviata con la legge delega n. 111/2023. La bozza, promossa dai ministri Giorgetti e Calderoli, è ancora soggetta a confronto con le Commissioni parlamentari e la Conferenza Unificata, ma già anticipa trasformazioni significative per Comuni, contribuenti e sistema tributario nel suo complesso.
L’obiettivo dichiarato? Rafforzare l’autonomia fiscale dei territori, migliorare l’efficienza nella riscossione e ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini, nel segno di un vero “fisco amico”.

🧩 Più collaborazione tra Ente e contribuente
L’articolo 1 della bozza introduce una serie di misure che puntano a semplificare il rapporto con il contribuente:
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diffusione delle norme in modo chiaro e accessibile;
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rafforzamento dell’assistenza e consulenza giuridico-tributaria;
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riduzione degli errori grazie a procedure più trasparenti;
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rimborsi più rapidi;
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strumenti premiali per chi adempie spontaneamente.
In parallelo, gli enti locali dovranno distinguere chiaramente gli atti automatici da quelli soggetti a contraddittorio, nel rispetto dello Statuto del contribuente.
💳 Sconti per chi sceglie l’addebito diretto
Con l’articolo 2, i Comuni potranno prevedere agevolazioni tariffarie per i cittadini che scelgono di pagare IMU, TARI o altri tributi locali tramite addebito diretto sul conto corrente. Una novità di buon senso, che incentiva la puntualità e semplifica la gestione per tutti.
📬 Lettere di compliance e avvisi bonari
Grazie all’articolo 3, gli enti potranno inviare ai contribuenti:
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lettere di compliance con l’elenco delle incongruenze rilevate, per favorire il ravvedimento;
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avvisi bonari, con sanzioni ridotte, in caso di versamenti omessi o tardivi.
Il contribuente, a sua volta, potrà rispondere entro 60 giorni per fornire chiarimenti e regolarizzare la posizione senza attendere l’accertamento formale.
🧾 Verso una “rottamazione locale”?
Tra le misure più rilevanti (art. 4), c’è la possibilità per i Comuni di introdurre definizioni agevolate su tributi e entrate patrimoniali: TARI, IMU, canoni, mense, rette, ecc.
Si potrà ridurre o cancellare sanzioni e interessi, favorendo la regolarizzazione da parte dei cittadini e alleggerendo i bilanci comunali dai cosiddetti “crediti di dubbia esigibilità”.
La misura potrà riguardare anche posizioni oggetto di contenzioso già in corso.
📉 Un dato significativo: secondo la Corte dei Conti, oltre 19 miliardi nei bilanci comunali sono “residui attivi” mai riscossi.
Le percentuali di mancato incasso parlano chiaro:
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IMU: 7,6%,
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TARI: 15,9%,
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sanzioni/multe: 28,4% (fonte IFEL).
💰 Lotta all’evasione: premi ai Comuni virtuosi
Con l’articolo 11 si eleva al 100% (dal 50%) la quota spettante ai Comuni per le somme recuperate da evasione sui tributi erariali nel triennio 2025-2027.
Un incentivo forte a rafforzare i controlli e recuperare risorse preziose per i servizi pubblici.
⚖️ Sanzioni più proporzionate
Dal 1° gennaio 2026, cambiano le sanzioni amministrative:
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Omessa dichiarazione: sanzione al 100% del tributo non versato (oggi può arrivare al 200%);
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Dichiarazione infedele: sanzione al 40% (oggi 50–100%).
Si tratta di un riequilibrio che mira a rendere più equa la risposta sanzionatoria e stimolare l’adempimento spontaneo.
🌐 IMU: dichiarazione solo telematica e centralizzata
L’articolo 26 prevede un importante cambiamento in tema IMU:
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la dichiarazione potrà essere presentata solo online, entro il 30 giugno dell’anno successivo all’inizio del possesso o alla variazione dell’immobile;
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eventuali agevolazioni potranno essere riconosciute solo se il contribuente le segnala nel modello ministeriale.
In altre parole, stop alle richieste locali “parallele”: si va verso un modello unico, digitale, e uguale per tutti.
🔍 Conclusione
La bozza di riforma punta a un fisco più trasparente, premiale e digitale, in grado di recuperare risorse senza penalizzare i cittadini onesti.
Semplificazione, compliance, sanatorie e strumenti moderni (come la domiciliazione bancaria) segnano un cambio di passo.
Ora la parola passa al confronto istituzionale e ai Comuni, chiamati ad attuare le nuove disposizioni con spirito costruttivo.
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